Intervista a Martina Menegon

Martina Menegon

 Identità e Corpi Digitali

Intervista Skype con schermo oscurato

Oggi chiacchieriamo con Martina Menegon, una giovane artista italiana che da anni vive e lavora tra Vienna e Venezia e che si occupa d’arte interattiva e multimediale.
Con lei ci confronteremo sul tema dell’identità digitale, dell’interazione tra corpo fisico e corpo digitale e realtà virtuale.

“Siamo tutti quanti in casa dietro a un computer e non c’è altro modo se non in rete dove trovare noi artisti digitali per il momento”

Martina ha studiato Arte Transmediale presso il dipartimento diretto da Brigitte Kowanz all’Università di Arti Applicate di Vienna e precedentemente al dipartimento di Arti Visive e dello Spettacolo dell’Università IUAV di Venezia, dove ha iniziato ad avvicinarsi all’arte interattiva e a collaborare con Klaus Obermaier e Stefano D’Alessio. Ad oggi insegna all’Università di Arti Applicate di Vienna, Università d’arte di Linz e all’Università IUAV di Venezia. A Vienna espone sotto la galleria GPLcontemporary.

 

Come ti sei appassionata al campo dell’arte interattiva?

Tutto è iniziato col corso tenuto da Klaus Obermaier all’Università IUAV di Venezia, dove ho imparato ad usare MAX/MSP per creare sistemi interattivi e applicarli all’arte. Klaus Obermaier mi ha insegnato moltissimo, non solo durante il corso ma nelle successive collaborazioni. Fin dal primo giorno di corso ho capito l’interazione sarebbe diventata un elemento costantemente presente e importante nel mio lavoro.

Lavori spesso anche con Stefano D’Alessio, quali sono i vostri punti di forza?

Sicuramente il fatto che entrambi ci siamo appassionati all’arte interattiva nello stesso modo, e che abbiamo poi continuato ad investigare le possibilità dell’interazione in arte. Stefano poi ha moltissima esperienza in musica, io invece più in video, per cui ci è sempre stato facile riuscire a combinare questi due ambiti nei nostri lavori.

 

In che modo affronti la questione dell’identità digitale nei tuoi lavori?

I mie progetti, soprattutto negli ultimi anni, lavorano moltissimo con scansioni 3D del mio corpo, effettuati in studio o realizzati da sola a casa con tecnologia low-budget. Questi corpi digitali vengono spesso deformati, o durante il processo di creazione o in fase finale. Attraverso queste diverse deformazioni, a volte grottesche, cerco di creare un dialogo, una connessione che non sia solo visiva ma anche fisica, tra il reale e il virtuale. Un braccio del mio avatar che gira nella direzione sbagliata che provoca una reazione, una sorta di dolore fantasma, nel braccio della persona davanti all’installazione ad esempio. Il modo stesso con cui creo molti dei miei lavori aiuta ad avvicinarmi al mio io digitale, a trasformare il mio corpo fisico e reale in oggetto da scansionare, immobile, in avatar fatto di pelle, carne e ossa.

Martina Menegon
Martina Menegon
Virtual Narcissism multimedia installation

https://skfb.ly/W8LX

Che rapporto hai con il tuo io digitale?

Considero il mio io digitale, anzi i miei io digitali, i miei avatar, parte di me. Non sono altro che frammenti di me che abitano lo spazio virtuale, come i miei io reali, che abitano lo spazio fisico. Credo questo rapporto se vuoi di empatia con la mia me digitale venga anche dal fatto che da anni sono un’utente appassionatissima di Second Life, recentemente non molto attiva per via di mancanza di tempo.

Dai tuoi lavori emerge un continuo rimando al corpo, proseguirà in questo senso la tua ricerca?

Credo di poter dire con una certa sicurezza di sì. In un modo o nell’altro il corpo fisico, reale, ha sempre avuto un ruolo importante nei miei lavori, così come nelle collaborazioni con Stefano D’Alessio o Klaus Obermaier. Il semplice fatto che i miei lavori hanno un aspetto interattivo, che richiede dunque partecipazione, presenza, fa si che ci sia un continuo rimando al corpo. E anche se al momento sono molto interessata a proseguire col mio lavoro nella realtà virtuale, in un modo o nell’altro il corpo rimarrà tema centrale.

In quale senso la deformazione e la distorsione sono un aspetto interessante del rapporto tra oggetto virtuale e reale?
Distorsioni e deformazioni di un corpo virtuale sembrano creare una risposta fisica, reale. Come dicevo prima, un braccio digitale che si torce in una maniera anormale, può provocare una reazione allo stesso braccio della persona di fronte all’installazione. Allo stesso modo, un movimento di un corpo reale può, attraverso sistemi interattivi, creare reazioni e deformazioni nel virtuale.

OBJECT interactive kinetic sculpture Martina Menegon, Stefano D’Alessio 2012
OBJECT
interactive kinetic sculpture
Martina Menegon, Stefano D’Alessio
2012

https://youtu.be/w6l4b7qQHUA

Cosa vuol dire portare al limite il mezzo nel tuo lavoro?

Mi piace giocare con le possibilità dei vari software, hardware e app che utilizzo per il mio lavoro. Sperimentare con l’opzione di face swapping di snapchat, piuttosto che con inventari e animazioni in Second Life, gravità e fisiche in 3D, etc. Mi piace usare questi strumenti in maniera se vuoi “sbagliata” e vedere quali risultati ottengo.

STUCK TOGETHER video Martina Menegon sound by Stefano D’Alessio, Martina Menegon 2014
STUCK TOGETHER
video
Martina Menegon
sound by Stefano D’Alessio, Martina Menegon
2014

Quanto è importante l’aspetto installativo e come presenti il lavoro nella sua fisicità ad esempio in una galleria?
Con alcune eccezioni, l’aspetto installativo è per me parte essenziale del mio lavoro. Come presentarlo, in un dato spazio fisico, fa parte del mio processo. Non rimango quasi mai solo nel virtuale. Di solito opto per proiezioni su muro, ma in alcuni casi ho scelto dei tablet come supporto. Dipende molto da lavoro a lavoro.

Come ti senti nel vedere in una galleria una persona interagire con il tuo avatar?
Quando posso, evito. Non mi piace sostare in uno spazio, vicino ai miei lavori. Come dicevo prima, i miei io digitali sono parte di me, e alla fine è straniante vedersi proiettata sul muro, sbattuta a destra e a manca dal pubblico oppure ingrandita, ruotata, spostata, e via dicendo. Se prendo ad esempio il mio lavoro “I Know Myself”, dove il mio corpo può essere sbattuto di qua e là in base al movimento di chi sta di fronte.. ecco pochissime persone sono state gentili con quel corpo virtuale, col mio corpo virtuale.

Qual’è il tuo rapporto con i Social?

Negli ultimi anni si è fatto relativamente forte, sono diventati il mezzo per stare in contatto, scoprire ed ampliare una community artistica che mi sta molto a cuore. Essere online ed essere attivi online è diventato per me fondamentale, parte del mio essere artista se vuoi.

Prossimo passo, ci daresti qualche anticipazione?

Dopo aver lavorato intensamente durante l’estate sul mio ultimo lavoro “plug your nose and try to hum”, un’installazione in realtà virtuale, mi sono presa un pò di tempo per preparare le mie lezioni e finalizzare un progetto nuovo in collaborazione con Magdalena Stšger: AFK – Away From Keyboard. Saranno discussioni ed esibizioni attorno al tema di digitale esteso, ovvero le relazioni tra spazio e corpo fisico e quello virtuale. Cercheremo da questo inverno di creare una community qui a Vienna interessata in nuove tecnologie e arte, dando particolare attenzione ad artisti giovani.

Martina ci saluta per andare ad un opening di un nuovo spazio espositivo a Vienna e la salutiamo prima di farla arrivare troppo in ritardo!! Noi le auguriamo in bocca al lupo per i suoi progetti…e continueremo a seguirla su Facebook!

Interactive and Gossip

1  ama frequentare strani o vecchi cafè e pubs
2  è la tastierista del gruppo punk Running Fetus
3  passa la maggior parte della giornata al computer e al meno un’ora al giorno sui Social per controllare la community artistic a cui è connessa o qualche nuova gif di gatti.

Per restare aggiornati sui suoi nuovi lavori seguitela su:

http://martinamenegon.tumblr.com

https://vimeo.com/martinamenegon

https://www.facebook.com/MRTNMNGN

https://twitter.com/mijnseoung

 

Intervista a cura di Valeria Crisafulli